Questa malattia è causata da un microrganismo, la Clamydia psittaci, che dal punto di vista biologico è a metà tra un grosso virus ed un batterio semplice. La trasmissione avviene con il contatto diretto (starnuti) poiché essendo “delicate”, le clamidie permangono molto poco nell’ambiente. Colpisce le vie respiratorie e le mucose congiuntivali con una caratteristica: prima viene colpito un solo occhio e solo dopo alcuni giorni viene colpito l’altro. I sintomi respiratori non sono mai gravi, se si escludono le complicanze batteriche e si manifestano con sternuti, scoli nasali e congiuntivali. Per prevenire tale malattia esiste una vaccino che, anche non ha un’efficacia del 100%, permette il più delle volte, ai soggetti colpiti, di fare una malattia in forma lieve e di breve durata. Questa malattia fortunatamente non è molto frequente, (5 – 10% di tutte le infezioni respiratorie del gatto) ma purtroppo può essere trasmessa all’uomo dando non gravi ma noiose congiuntiviti monolaterali. A tal motivo si consiglia, se si ha in casa un gatto con una congiuntivite, mono o bilaterale, di consultare subito il proprio veterinario e di evitare di venire a contatto con il secreto oculo-nasale del gatto malato.
I parvovirus sono dei piccoli virus capaci di permanere vitali nell’ambiente per molti mesi anche se il più delle volte il contagio avviene attraverso le feci contaminate appena deposte. Per queste caratteristiche di resistenza del virus si deve fare molta attenzione ad oggetti imbrattati di feci contaminate.
La malattia ha i caratteri clinici di una gastro-enterite emorragica molto severa, spesso letale a carattere acuto, si presenta ed evolve in pochi giorni, con diarrea liquida, vomito debolezza e inappetenza totale. Colpisce prevalentemente gatti giovani, ma ha un’alta incidenza anche in soggetti adulti non vaccinati. Prima dei due mesi di età raramente i gatti contraggono questa infezione perché protetti dagli anticorpi dati dalla mamma con il colostro delle prime poppate. Questa protezione è temporanea, la durata varia in base allo stato immunitario della mamma (richiami vaccinali e contatto con il virus nell’ambiente). Purtroppo la difficoltà di stabilite lo stato immunitario della gatta rende difficile stabilire una data precisa per iniziare le vaccinazioni ma sicuramente il proprio veterinario saprà fare la scelta migliore che varierà da soggetto a soggetto. La protezione indotta dai vaccini felini contro questa malattia è da considerare molto buona tanto da evitare, quasi nel 100% dei soggetti vaccinati, sia l’infezione che la malattia clinica.
L’infezione virale delle prime vie aeree, detta anche rinotracheite virale felina, è causata da due differenti virus: l’herpesvirus felino tipo1 ed un calicivirus. Non tutte le patologie respiratorie sono causate da questi virus, ma solo il 10 – 20 % sono dovute da altre cause. Clinicamente è molto difficile distinguere queste due infezioni virali tra di loro e da un’altra patologia con sintomi congiuntivali e respiratori: la Clamidiosi.
La trasmissione di questi virus avviene tramite le secrezioni oculari, nasali e la saliva dei gatti affetti. Il calicivirus può essere diffuso anche con le feci. Protetti da questi materiali organici, i virus possono essere veicolati facilmente da gatto a gatto o da ciotole o altri substrati contaminati raggiungendo anche i gatti che vivono in appartamento. La malattia, se non subentrano complicanze batteriche come le polmoniti, nei gatti adulti non è letale ma possono sviluppare forme congiutivali acute, con la presenza di gravi ulcere, o croniche (da herpesvirus) che si possono protrarre per molto tempo. Il calicivirus felino può produrre ulcerazioni su lingua e palato rendendo il soggetto inappetente e quindi più debole. I cuccioli, i soggetti debilitati e quelli che presentano forme complicate da germi possono sviluppare una sintomatologia molto grave, a volte mortale.
Questa malattia colpisce prevalentemente i gatti giovani cha hanno più di 2 mesi di età. Prima delle 8 – 9 settimane raramente contraggono questa infezione perché protetti dagli anticorpi dati dalla mamma con il primo latte (colostro). La durata di questa temporanea protezione varia in base allo stato immunitario della mamma e quindi dalla regolarità dei richiami vaccinali fatti alla mamma gatta ma anche dal contatto occasionale con i virus che la stessa gatta può fare prima del parto. Da ciò si deduce che è molto difficile stabilire una data precisa da cui il cucciolo non è più protetto e quindi utile per iniziare le vaccinazioni. I sintomi di questa malattia sono sia respiratori che oculo-congiuntivali. I primi si manifestano con sternuti, tosse, scolo nasale e difficoltà respiratorie mentre agli occhi noteremo abbondante secreto purulento con un imponente reazione infiammatoria della congiuntiva. Se il secreto arriva a ad occludere tutto l’occhio spesso si possono formare gravi ulcere corneali che se non trattate tempestivamente possono portare alla perdita dell’occhio stesso.
Le infezioni date dall’herpesvirus e dal calicivirus non sono trasmissibili all’uomo ma i germi di irruzione secondaria a livello dell’occhio possono essere causa di noiose congiuntiviti.
Il Virus dell’ Immunodeficienza felina (FIV) è un Virus felino equivalente al Virus dell’Immunodeficienza umano (HIV). Così come avviene nell’uomo infettato da HIV, i gatti infettati con FIV avranno una ridotta capacità di opporsi alle infezioni a causa di un danno al sistema immunitario e svilupperanno facilmente una serie di malattie che potrebbero portare il gatto alla morte. Il virus FIV colpisce solo il gatto e che non contagia né gli esseri umani né gli altri animali, purchè non siano felini.
Il virus può trasmettersi tramite trasfusioni di sangue, gengive gravemente infettate, oppure serie e profonde ferite da morso. Ferite di questo genere sono estremamente rare, ad eccezione che fra i gatti maschi non sterilizzati che vivono liberi e vagabondi.
Il virus della FIV di solito non viene trasmesso dalla madre ai gattini durante la gravidanza o il parto, né può avvenire il contagio attraverso il rapporto sessuale sebbene durante il rapporto tra due gatti è possibile che ci possano essere delle ferite.
Le probabilità di contrarre la FIV aumentano con l’età. I gatti maschi adulti, liberi di muoversi, e i gatti non domestici sono i gruppi a rischio più alto di infezione FIV perché si crea una territorialità con conseguenti lotte con altri gatti e possibilità di contrarre l’infezione.
Un gatto FIV-positivo può vivere a lungo e in buone condizioni di salute in quanto è un virus lento che colpisce il sistema immunitario con un processo che può durare anni. I gatti affetti da FIV possono vivere una vita lunga, sana e relativamente normale, senza mostrare alcun sintomo di malattia. È estremamente improbabile che un gatto sterilizzato ed introdotto in una casa nel modo corretto infetti gli altri gatti.
In italiano leucemia virale felina, è un retrovirus che attacca il sistema immunitario del gatto riproducendo il virus stesso all’interno del suo corpo ospitato nelle cellule del gatto.
E’ una malattia d’immunosoppressione che causa la distruzione dei meccanismi di difesa dell’organismo e che rende gli anticorpi incapaci di contrastare gli attacchi anche d’una piccola malattia. Non è contagiosa verso l’uomo oppure verso gli altri animali.
Il virus può essere trasmesso da gatto a gatto in 2 modi: in via diretta o indiretta. Diretta attraverso ferite oppure morsi. Indiretta quando il gatto viene a contatto con la lettiera e le ciotole del gatto infetto. Difficile prevedere le aspettative di vita del gatto in caso di contagio in quanto dipendono da molti fattori diversi.
L’infezione può prendere due diverse strade a seconda della risposta immunitaria del gatto. Se la risposta immunitaria è alta, succede in solitamente 40% dei casi, il virus viene neutralizzato ed il gatto raggiunge la definitiva immunità, se la risposta immunitaria è bassa, circa 30% dei casi, l’infezione riesce a superare la barriera dei leucociti.
Per la FeLV esiste un vaccino annuale che può essere effettuato presso il veterinario a cui potete rivolgervi per ogni domanda.
La FIP è una grave malattia, che colpisce solo il gatto, causata da un coronavirus. Il virus della FIP infetta alcuni globuli bianchi (linfociti) deputati alla difesa dell’organismo e proprio il tentativo di queste cellule di debellare l’infezione provoca una serie di reazioni che scatenano i sintomi della malattia. La FIP fortunatamente non ha un’alta incidenza, colpendo prevalentemente soggetti che fanno vita libera con una età inferiore ai 2 anni o maggiore di 10. I gatti infetti eliminano i virus con la saliva e con le feci rendendo facile la contaminazione tra soggetti che vivono nello stesso ambiente. La contaminazione avviene per ingestione o inalazione del virus per contatto diretto o per contatto con materiale contaminato come ciotole, lettiere ecc. Il virus se protetto da materiale organico può sopravvivere nell’ambiente per settimane ma viene inattivato da tutti i comuni disinfettanti compresa la candeggina.
Si pensa possa essere trasmessa attraverso il contatto oro-nasale con feci contaminate, le gatte possono trasmettere il virus ai cuccioli durante il periodo precedente allo svezzamento. I sintomi di questa malattia sono aspecifici: può iniziare come una blanda infezione delle prime vie respiratorie con scarse secrezioni nasali e/o congiuntivali, alcuni soggetti mostrano anche sintomi gastroenterici. Questo quadro si presenta al momento dell’ingresso del virus a cui può far seguito una completa guarigione o l’instaurarsi del virus nell’organismo per poi dare, anche a distanza di mesi o anni, la forma classica della malattia quasi sempre letale.
La forma clinica della FIP si manifesta in due modi:
In alcuni casi si presentano forme intermedie. La forma non essudativa di solito ha un andamento più lento mentre quella essudativa di solito si manifesta in tutta la sua gravità anche in pochi giorni mostrando una abbondante raccolta di liquidi nell’addome. Entrambe le forme sono caratterizzata da un notevole dimagramento, depressione del sensorio, anemia e febbre. Spesso sono associate a insufficienza renale, epatica e a disturbi gastrointestinali e a complicazioni oculari. La presenza di tanti sintomi spesso rende difficile la diagnosi specialmente nella forma secca.
Esistono diversi test che possono determinare o meno la presenza di anticorpi verso i coronavirus in un gatto ma purtroppo nessuno può identificare se sono virus responsabili della FIP o di altre patologie più benigne. Quindi il test ha significato solo se è negativo (il gatto non ha avuto contatti con nessun coronavirus), poco utile se positivo. Pian piano la scienza cerca di risolvere questo problema affinando le metodologie diagnostiche ma per ora la diagnosi è possibile farla solo in base ai sintomi e a test indiretti come gli esami citologici del versamento, istologici dei tessuti infetti ecc.
Dal punto di vista prognostico la FIP deve essere considerata letale: ogni protocollo terapeutico usato mira solo ad alleviare le sofferenze e a rinviare l’inevitabile.
Attualmente non esiste un vaccino sicuro per prevenire la FIP, ne esistono alcuni di sperimentali sulla cui sicurezza ed efficacia è aperto tutt’ora un dibattito nel mondo veterinario.
La rabbia è una malattia infettiva causata da un virus RNA che colpisce in prevalenza il sistema nervoso. Si trasmette prevalentemente attraverso il morso di animali infetti. La malattia si manifesta in diversi modi in relazione al ceppo virale, alla zona del morso, alle condizioni del morsicato e naturalmente al suo stato di immunizzazione (vaccinazione). Negli ultimi anni spesso tale malattia si manifesta con sintomi poco “plateali” dando solo un generico senso di malessere e di ottundimento del sistema nervoso. La vaccinazione o qualsiasi terapia è del tutto inefficace in gatti che hanno già
sviluppato i segni clinici della malattia e ogni intervento in tali situazioni è da ritenersi ad altissimo rischio per la salute dell’uomo.
Essendo la rabbia una grave malattia trasmissibile all’uomo, in tutti i casi in cui ci si trova di fronte a sintomi che possono far anche solo sospettare tale patologia, devono essere prontamente avvertite le autorità sanitarie della zona.
La vaccinazione verso questa malattia da un’ottima protezione ed ormai da alcuni decenni è sicura essendo stati risolti alcuni problemi dati da occasionali reazioni vaccinali. La protezione data dai moderni vaccini va ben oltre i 12 mesi ma la frequenza dei richiami deve mantenere per legge tale frequenza.
LLL
Per la stesura di questa pagina si è fatto riferimento ai siti: www.miagolando.com , www.ilgattopersiano.it e www.gattiandcats.it